Roberto Tassi

 

[…] Mai l’immagine di Marzulli è naturalistica, essa non nasce da un rapporto con la natura, ma da un rapporto, che tende a modificarsi e a provocare grandi trasformazioni, con la vita, con l’esistenza nel suo trovarsi immersa entro la società in modo inestricabile.

Non se ne vede, ad un primo sguardo, alcun segno palese sull’immagine, ma mi sembra di poter dire d’intuito che al fondo della forza inventiva che spinge Marzulli si debbano trovare elementi filosofici, o più semplicemente moti di pensiero; ed è attraverso di essi che la pressione sulla realtà, i risentimenti, le rabbie, gli atti, o i desideri, politici si trasformano, profondamente, totalmente, in queste immagini di pittura; che sembrano tendere ad altro, dire altro, ma che conservano di quelle origini e di quelle metamorfosi qualcosa di impalpabile, una tensione, uno stato sospeso, un mistero, una sottilissima angoscia. […]

 Roberto Tassi, Parma, 1985

(in Lino Marzulli. Dieci anni di pittura, trent’anni di coerenza. Opere 1982-1992, catalogo della mostra, a cura di Abbiati F., ed. Arci Nova “Pablo Neruda”, Carnate 1992, p. 96)