Marco Valsecchi

 

Quando i futuristi, nei loro primi manifesti che risalgono al 1910, proposero di attuare nei quadri la “sintesi di colore e forma”, essi fissarono uno dei punti cardine da cui sarebbe derivato un lungo, non unico, ma certo un lungo percorso della pittura.

Su questa base Boccioni scrisse: “L’interno e l’esterno appaiono in simultanea compenetrazione”, e tale principio si è talmente radicato nella sensibilità odierna, da diventare un normale modo di concepire l’immagine pittorica, quale conseguenza spontanea della nostra mente sollecitata da tante e parallele emozioni offerte dall’esistenza, anche se dimentichiamo quale ormai lontana origine abbia avuto.

Lo troviamo attuato anche da Lino Marzulli.

Franco Fortini sottolinea che gli elementi naturalistici – giardino, raggi di luce, figure, spicchi di luna – vengono in questi quadri inseriti in spazi non naturalistici. Da qui gli incroci, le sovrapposizioni, gli scontri tra cose presenti e memoria, traendo immagini in cui la fisicità degli oggetti assume colori e forme filtrate dalle reazioni emotive del pittore. Si deve anche dire che per effetto di queste forti reazioni i quadri di Marzulli hanno una foga espressionistica; e per non distillare troppo le stesure di colore, il suo pensiero lirico cerca una componente popolaresca e persino una trasandatezza pittorica.

Però il pittore c’è, e verrà in luce sempre più, chiarendo i suoi motivi.

Marco Valsecchi, Milano, 1971 (in “Il Giorno, Milano, p 10)