Franco Loi

 

[…] parlando con Marzulli, abbiamo scoperto che molte delle vicende che io ho narrato nelle mie poesie, e che fanno parte della mia vita, hanno fatto parte anche della sua e sono entrate nella sua storia.

[…] alludere a Marzulli e ad altri artisti della generazione citata, senza affrontare questo nodo della loro passione: la politica è stato di appartenenza a un mondo e a una storia, forte radicamento nella comunità in cui sono nati e cresciuti – Marzulli, come me, e come molti altri degli artisti citati ha un’origine popolare ed è, come si diceva, “venuto su per strada”. Anche nelle personalità più individualiste e solitarie, anzi, con maggior forza, è presente una componente collettiva, che in alcuni di loro (penso a Piero Leddi, Bisio) ha persino valenze epiche – naturalmente parlo di epica della sconfitta e dell’emarginazione, e non di velleitarie promozioni collettive o di politiche “falsità”  alla Guttuso.

A questo proposito mi torna alla mente una sera dell’estate del ’69, quando ritrovai Lino Marzulli, a riprova della spinta affettiva e ideale che animava gli artisti di quella generazione, in una stanza dell’ex Albergo Commercio, in piazza Fontana a Milano. Lino Marzulli era presente, con Vittorio Basaglia e Vitale Petrus, alla concertazione di un progetto che intendeva trasformare l’edificio, allora occupato dagli studenti, in un  Centro  culturale. […]

Franco Loi, Milano, 1988

(in Lino Marzulli. Dieci anni di pittura, trent’anni di coerenza. Opere 1982-1992, catalogo della mostra, a cura di Abbiati F., ed. A ci Nova “Pablo Neruda”, Carnate 1992, p. 99)