Dario Capellini

 

“Potrei indicarti con precisione il punto dove Telemaco Signorini pose il suo cavalletto per dipingere questo Riomaggiore, magari dove mettevo i piedi” – mi diceva Marzulli commosso sul terrazzo della sua casa mentre con la riproduzione del dipinto confrontavamo il Riomaggiore di oggi con quello del Signorini.

Che l’abitazione dove Marzulli vive i suoi soggiorni estivi ed invernali Cinque Terre sia la stessa che un centinaio di anni fa ospitò il pittore fiorentino. Manca qualcosa?

Non è invece per caso che molti dei suoi dipinti degli ultimi anni siano nati dalle stesse visioni e dalle stesse sollecitazioni poetiche. La commozione di Marzulli aveva sicuramente questa matrice, una felice scoperta, una conferma di valori intuiti e tuttavia mai assoluti e definitivi.

Marzulli era arrivato nelle Cinque Terre – a Vernazza – nel ’58. In quegli anni a Manarola organizzavamo la Festa ai pittori. Era nata nell’agosto ’53 e non aveva grandi ambizioni: soltanto un modo per stare insieme un giorno, con buon vino e pesce fresco, quadri e discussioni ma, un anno dopo l’altro, era diventata un appuntamento sempre più  affollato

di bella gente e bravi artisti, Birolli fra questi.

Quel giorno d’agosto Marzulli dipinse il suo quadro dall’alto del paese e ce lo consegnò ancora fresco di colore per la esposizione della  sera  alla  marina. […]  Dario Capellini, Manarola, 1985 (in Lino Marzulli. Dieci anni di pittura, trent’anni di coerenza. Opere 1982-1992, catalogo della mostra, a cura di Abbiati F., ed. Arci Nova “Pablo Neruda”, Carnate 1992, pp. 96-97)