Carlo Munari

 

[…] Marzulli celebra così, di dipinto in dipinto, l’evocazione di un proprio cosmo — non già falsificato come accade sia ai calligrafi della realtà, sia a quei surrealisti di comodo  che riducono il fantastico a una pietrificazione di aspetti della realtà associati in modo desueto — ma vivo e legittimo in forza della sua stessa   riscoperta poetica. Ogni dipinto, insomma, testimonia dell’artista un’avventura vissuta a livello del conscio e dell’inconscio, trascorsa sui canali della presenza e della memoria e ricondotta infine nel contesto di una favola simbolica. Ch’è poi la favola che noi sentiamo intimamente vera illuminando per rivelazione improvvisa i nostri percorsi interiori, più profondi e segreti.  […]

Carlo Munari, febbraio,  1971  (in Giorgio P., Lino Marzulli, 1958-’78, catalogo della mostra, Diarcon Edizioni D’Arte, Milano 1979, pp. 58-78)